Il Filo di Arianna di Giovanni Asta
Incontrare lo yoga, credo sia una delle maggiori opportunità di crescita che la vita possa mai offrirci, e mi piace considerare lo yoga sotto tutti suoi aspetti.
Gli insegnanti che dirigono l’Associazione JYOTIM di cui faccio parte, mi hanno guidato con decisione, serietà e competenza, secondo il loro modo di intendere lo yoga, ma contemporaneamente hanno lasciato piena libertà di espressione e sviluppo nella pratica personale secondo caratteristiche e tendenze.
Questo mi ha facilitato nello sviluppare sensibilità in azione, nell’insegnamento e esprimere qualità umane che non credevo di possedere.
Sono ancora un giovane praticante ma in questi 20 anni di studio, ho avuto la possibilità di confrontarmi con diversi altri modi di intendere e praticare lo yoga sia in Italia che all’estero, e sono grato e consapevole della qualità degli insegnamenti ricevuti in particolare sull’asana, fisiologia, anatomia e la sua funzione psichica.
L’ Associazione JYOTIM fa della ricerca della qualità una delle sue più spiccate caratteristiche, ed è come suo componente che mi sento di rivolgere a tutti un invito allo studio (Svadhyaya) di quei testi, come BHAGAVAD GITA, e YOGA SUTRA (e altri) che ci permettono di sviluppare conoscenza e consapevolezza della grandezza e completezza del percorso intrapreso, fattori di incredibile sostegno oltre che per l’asana per la vita ogni giorno.
Il maestro Renato Turla spesso dice semplice è praticare quando tutto va bene, più difficile lo è quando c’è qualcosa che non va o siamo ammalati.
Trovo che questo sia un grande insegnamento che mi ha dato molto da riflettere e provo ogni giorno ad andare oltre, a praticare non solo quando mi duole una gamba, o la schiena dopo una pratica molto intensa, o sono influenzato, ma anche quando ci sono situazioni più pesanti e psicologicamente gravose da superare, come la perdita di una persona cara o comunque qualcosa che destabilizza le mie sicurezze.
Ecco che allora gli insegnamenti di questi Testi sapienziali sono di infinito aiuto, soprattutto se dedichiamo loro un po’ di tempo sistematicamente.
Credo che, chi ritiene questi insegnamenti troppo vecchi per i nostri giorni, non abbia dedicato loro sufficiente attenzione e se tentasse un approccio più umile e rispettoso, riuscirebbe meglio a coglierne la portata dei contenuti.
Quando cerchiamo di vivere per quanto possibile, secondo questi insegnamenti, il nostro intento diviene estremamente più chiaro e lucido.
E’ come se usassimo un binocolo per osservare una cosa lontana e con la pratica e lo studio potessimo non solo affinare la capacità di messa a fuoco, ma con il passare del tempo le lenti del nostro strumento divenissero sempre più prestanti di una “qualità superiore” consentendoci con straordinaria efficacia di focalizzare ogni cosa vicina o lontana.
Questo è l’invito che faccio ad ogni praticante: come si dedica tempo e spazio ad asana e pranayama, è di grande utilità investire energie nello studio dei Testi. Il tutto con costanza (Abhyasa) e distacco dal risultato (Vairagya) cercando soltanto di dare il meglio di se.
Per dare un input pratico da cui cominciare il lavoro, suggerirei di realizzare il significato di YAMA e NIYAMA che costituiscono la base dello Yoga, l’impianto etico indispensabile per un buon equilibrio.
Certo la loro applicazione richiede impegno, e dobbiamo essere aperti ad eventuali correzioni delle abitudini.
La moderna fisica quantistica ha dimostrato negli ultimi decenni, ciò che i Rishi vedici sostenevano millenni or sono, cioè che tutti gli esseri sono collegati “in rete”.
Potremmo definire questa rete il DHARMA (Ordine Universale) e ognuno di noi con i suoi pensieri ed azioni si connette a determinate zone della rete, con dinamiche più o meno positive a seconda della qualità dei suoi pensieri ed azioni. Le tracce di comportamento indicate da Yama e Niyama sono come il filo di Arianna che ci orienta positivamente nel labirinto di condizionamenti cui siamo selvaggiamente sottoposti ogni giorno.
Quando si inizia ad osservare questi precetti è importante il confronto con altri che stanno facendo lo stesso percorso sopratutto nei momenti di crisi.
Certo la crisi, perché la nostra esistenza ne è piena.
A volte penso che la vita sia come un banco prova per il nostro allenamento/crescita e la crisi sia come l’asta per il saltatore: se la usiamo con intelligenza ci permette di superare ostacoli apparentemente insormontabili..
La massima autorità nello yoga è sicuramente Sri KRISHNA che nella BHAGAVAD GITA illustra ad Arjuna questa scienza definendola spesso come “l’azione perfetta” o “equilibrio”.
Ora io credo che in questa vita si debba parlare di equilibrio dinamico, e dovremo accettare momenti positivi e altri negativi, ma se vorremo imparare l’arte di non esaltarci per gli uni e non abbatterci per gli altri, dovremo inevitabilmente realizzare che una parte di noi è SPIRITO (PURUSHA) e un’altra è MATERIA (PRAKRITI) e solo se la nostra evoluzione abbraccerà entrambe queste componenti, potremo tendere con successo all’equilibrio, ad una vita sana che magari sia anche di esempio per gli altri.
Con Affetto
Giovanni Asta
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